Goethe e il pensiero meridiano
DOI:
https://doi.org/10.58015/2036-2293/822Parole chiave:
pensiero meridiano, viaggio, coscienzaAbstract
Il saggio si propone di analizzare, nel Viaggio in Italia di Goethe, quella costellazione metaforica denominata da Camus «pensiero meridiano». Se, indubbiamente, tale dicitura appartiene a Camus, la sua genealogia – come si tenta di dimostrare – è senz’altro più articolata. Un primo antecedente è costituito, infatti, da Nietzsche, e soprattutto, dalla sua insistente riflessione, in Così parlò Zarathustra, sull’universo simbolico del «mezzodì», inteso quale discrimine tra le consunte incrostazioni vetero-umanistiche e l’annuncio di una nuova era dell’umanità. Lungo tutt’altra direzione, completamente autonoma rispetto a Nietzsche, si snoda l’itinerario «meridiano» di Valéry, ricapitolato nel saggio Ispirazioni mediterranee: itinerario verso un luogo archetipico, origine della coscienza intellettuale e collettiva dell’uomo europeo. Ma, come tutti i luoghi archetipici, è segnato dal conflitto tra un passato oramai irrecuperabile e le smentite del presente. Si tratta proprio dell’antinomia già compiutamente messa in luce da Goethe in alcune tappe del suo Viaggio in Italia. A Venezia, come a Roma e Palermo, egli prende atto che le tracce del loro fulgido passato convivono, quotidianamente, con le profonde incrinature prodotte da un tempo storico in cui ogni «aura» è tramontata. Anche per lui, dunque – prima che Nietzsche lo teorizzasse esplicitamente –, non esiste alcuna alternativa alla interminabile lotta tra Apollo e Dioniso.
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