Entretien avec Mireille Gansel Traductrice

Autori

  • Claude Cazalé Bérard

Abstract

Il colloquio con Mireille Gansel riguarda la sua esperienza letteraria e critica quale
docente di letteratura tedesca, e la sua pratica di scrittura quale poetessa e traduttrice
di poeti di lingua tedesca e vietnamita. Il tratto peculiare di questo lavoro intenso e
appassionato risiede nell’impegno impostosi dalla traduttrice di andare incontro,
quando possibile, agli scrittori prescelti, addirittura recandosi nel paese al dilà della
cortina di ferro. Comunque, la traduzione per Gansel deve sempre essere fondata
sull’ascolto, sul confronto, sulla ricerca dei testimoni, delle tracce, dei documenti che
possano permettere di seguire i perscorsi dell’autore, di ricostruirne la storia, di
penetrarne il mondo fino nei suoi più profondi recessi. La scelta della lingua tedesca
è legata al suo desiderio di comunicare con i sopravvissuti della propria famiglia di
Budapest, con la sua memoria e la sua storia quasi annientate dalla Shoah, ma anche
alla volontà di capire le condizioni storiche, politiche, sociali, culturali che hanno
reso possibile un tale scempio di vite umane, di opere, di valori. Formatasi sui testi di
Nietzsche, di Hofmannsthal, di Brecht, Mireille Gansel ha tradotto Paul Celan, tutta
l’opera poetica di Nelly Sachs, Peter Huchel, Reiner Kunze [1]. Interrogata sul
proprio metodo di lavoro, Gansel insiste sulla scelta di non tradurre più autori
contemporaneamente: infatti, ognuno impone, secondo lei, un approccio specifico,
una modalità particolare di scrittura, un arricchimento della lingua e dello stile che
non può essere quello imposto dal traduttore. Addirittura, per Nelly Sachs, la cui
poesia è così profondamente impregnata di linguaggio biblico, Gansel inaugura un
metodo originale che prevede quattro livelli di lettura e di trattamento del testo sul
modello dell’esegesi del testo sacro (si veda la postfazione di Partagetoi,
nuit [2]).
Rispetto, umiltà, attenzione, ascolto rivolti all’altro, alla lingua dell’altro, all’altra
lingua sono scelte etiche che Mireille Gansel condivide con Reiner Kunze, poeta e
traduttore di poeti cechi, come Jan Skácel, che mettendo a rischio, come lui, la
propria vita hanno strappato al silenzio, alla censura, all’oblio parole di resistenza e
di speranza. Sono lo stesso interesse e la stessa partecipazione nei confronti di poeti
dissidenti, perseguitati, esiliati che hanno portato Mireille nel Vietnam ancora in
guerra. Nei due anni passati a Hanoï, con i poeti del paese compone e traduce la
prima Grande antologia della poesia vietnamita in francese [3]. Mireille Gansel
permette insomma al lettore di scoprire la duplice e paradossale dimensione del
mestiere del traduttore : realistica, concreta, pratica, e nel contempo, utopica,
profetica. La traduzione per lei e
per gli autori scelti da lei, per affinità, complicità,
connivenza, empatia è
sempre un atto di riconoscenza e di riconoscimento. Ma c’è
una sola lingua, pur studiata e amata, che lei non tradurrà mai: l’ebraico, perché
rimane per lei une langue tutta interiore.
Claude Cazalé Bérard
[1] Si veda la scheda biobibliografica
nello stesso numero della rivista.
[2] Mireille Gansel, Postface : Le chant inchanté, in Partagetoi,
nuit, Paris, Verdier,

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Pubblicato

14 nov 2007

Come citare

Cazalé Bérard, C. «Entretien avec Mireille Gansel Traductrice». Testo e Senso, n. 8, novembre 2007, https://testoesenso.it/index.php/testoesenso/article/view/149.

Fascicolo

Sezione

Studi e saggi