Confini, soglie e limiti. Leggere Virginia Woolf e Ingeborg Bachmann attraverso Michail Bachtin
DOI:
https://doi.org/10.58015/2036-2293/574Parole chiave:
Confine, limite, liminalità, ModernismoAbstract
La categoria del confine, rielaborata da Bachtin a partire dalle scienze naturali, se da un lato è funzionale per fare luce sulle esperienze biografiche così come sul pensiero del teorico russo, è strumento privilegiato per analizzare le opere di Virginia Woolf e Ingeborg Bachmann, due autrici che, anche se in modi e tempi diversi, hanno contribuito a trasformare il volto della letteratura novecentesca, sviluppando una poetica delle zone liminali e tracciando sentieri letterari unici. Il confine, potente luogo cronotopico, si esprime così in un complesso insieme di immagini letterarie. Se nel capolavoro modernista di Woolf To the Lighthouse confini e soglie, porte e finestre dialogano e l’esperienza della morte si sviluppa in un rito liminale tra il passato e il futuro della famiglia Ramsey, nelle opere di Bachmann, autrice che proviene dal confine, si rintraccia un fecondo universo di elementi liminali tra cui il ponte, il fiume, la partenza, il viaggio nelle prime raccolte di poesie, ma soprattutto la figura di Undine, creatura acquatica che tra terra e mare pronuncia il suo accorato addio.
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