Erotismo e comique all’ombra delle cattedrali: i fabliaux medievali
DOI:
https://doi.org/10.58015/2036-2293/572Abstract
Se è noto che l’orizzonte religioso e culturale dell’uomo del Medioevo individua il corpo come sede del peccato e del male, è altrettanto noto che, con lo sviluppo delle città e della civiltà mercantile, si attua un processo di rivalutazione della sessualità, alla quale sono conferiti nuovi significati e valori. In tale contesto, del quale i recenti studi hanno rivelato la mobilità e varietà, a partire dal XII secolo si afferma il nuovo genere letterario dei fabliaux, diffuso dapprima in Francia e poi in tutta Europa: aneddoti e racconti in versi destinati principalmente a far ridere, attraverso la rappresentazione satirica e grottesca di tutta la società medievale. I fabliaux narrano con versi allusivi e audaci, ma sempre in maniera umoristica e satirica, i vizi e i peccati commessi per lo più da preti e monaci i quali diventano, insieme a dame tutt’altro che caste, e a mariti ignari e sprovveduti, i protagonisti di una cospicua produzione di aneddoti e racconti popolari. La finalità di questo articolo è stata quella di esaminare le traduzioni italiane di due studiosi del medioevo, Rosanna Brusegan e Alessandro Barbero, con particolare attenzione alla resa esplicita di termini osceni.
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