Rachel Bespaloff, forza e bellezza, guerra e pace. Una lettura dell’Iliade
DOI:
https://doi.org/10.58015/2036-2293/571Abstract
Molti dati biografici, e un percorso parallelo verso un esilio senza ritorno, invitano ad accostare le due letture dell’Iliade di Rachel Bespaloff (1895 – 1949) e di Simone Weil (1909 – 1943), due intellettuali, ebree, appassionate lettrici di filosofia e studiose di cultura antica, scrittrici non accademiche, pensatrici fuori norma impegnate nelle problematiche del tempo, lucide osservatrici delle crisi politiche e dei conflitti degli anni Trenta. Eppure profondamente divergenti, una dall’altra, nelle loro scelte etiche e ideologiche, in particolare nell’interpretazione del testo omerico scelto a paradigma di un mondo precipitato nella guerra. Rachel Bespaloff e Simone Weil avrebbero potuto incontrarsi in varie occasioni, nonostante la differenza di età: a Parigi, dove frequentarono gli stessi ambienti, a Marsiglia dove aspettarono di ottenere un visto per emigrare in America, oppure a New York, dove arrivarono entrambe con famiglia nell’estate 1942. Invece l’incontro non avvenne. Il nome della Bespaloff non compare né nei testi né nella corrispondenza della giovane filosofa. Il nome di Simone Weil e un suo breve ritratto campeggiano invece nella corrispondenza di Rachel Bespaloff con l’amico Jean Grenier, che le inviò il saggio della Weil, poco prima che ultimasse il suo: al di là di sorprendenti somiglianze, i due saggi rispecchiano due visioni nettamente contrapposte del tema della guerra e della forza, nonchè della funzione della poesia.
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