I libri di famiglia in Italia: storia di una ricerca e della sua problematica conservazione attiva (ovvero: la soluzione digitale)
Parole chiave:
libri di famiglia, informatica umanistica, social media, BILFAbstract
La ricerca sui libri di famiglia ha rappresentato un momento felice della ricerca umanistica in Italia, e in particolare di quella critico-letteraria. Il lavoro di quel gruppo, stimolato da Alberto Asor Rosa e iniziato da Angelo Cicchetti e Raul Mordenti, ha attraversato gli anni Ottanta, Novanta e gli inizi di quelli Duemila, in una progressiva quanto costante perdita di risorse e finanziamenti curiosamente proporzionale al progressivo aumento dei riconoscimenti, nazionali e internazionali, che la ricerca riceveva.
Questo articolo, oltre a ripercorrerne la storia, ne racconta il rilancio con il rinnovamento di BILF, la Biblioteca Informatica dei Libri di Famiglia che, con un'operazione strutturale di informatica umanistica, assume una configurazione in linea con le potenzialità offerte dalle piattaforme dinamiche del Web 2.0.
La riscoperta di quella ricerca offre però anche altro: i libri di famiglia consegnano uno sguardo interpretativo tanto sugli spazi di scrittura dal Trecento al Seicento quanto sugli spazi di scrittura della nostra epoca. Con Facebook e i social network siamo tornati, per dirla con Armando Petrucci, "un popolo che sottoscrive" piuttosto che "un popolo che scrive" e quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi è un altro trasferimento del potere di scrittura, simile a quello che, nel passaggio dal famiglia al potere centralizzato dello stato, segnò la scomparsa di un genere a partire dal XVII secolo.