Nam June Paik, l'immaginazione videoartistica e la sperimentazione tecnologica
Parole chiave:
Nam June Paik, Videoarte, Tecnologia, ScienzaAbstract
Nel costante dettato di una sperimentazione tecnologica dalla profonda impronta umanistica, l’artista elettronico Nam June Paik (1932-2006) – Leone d’oro alla carriera-Biennale d’Arte di Venezia del 1993 – ha dialogato lungo tutta la sua intensa vita con le più avanzate teorie cibernetiche. Sollecitato creativamente dispositivi quali il televisore in chiave scultorea e pittorica (1963). Creato – con l'ingegnere giapponese Shuya Abe – un robot telecomandato capace di configurare la prima azione artistica non umana della Storia (1964). Progettato nel 1969 – ancora con Shuya Abe – un dispositivo per manipolare e trasformare colori e forme, fungendo come vero e proprio antesignano del mixer video, capace di generare immagini astratte senza l’aiuto di telecamere così come di deformare in maniera assai sensibile immagini televisive, segnando uno spartiacque nella storia della videoarte. Coniato l’espressione «electronic superhighway», con correlata immaginazione della creazione di «reti di telecomunicazioni elettroniche e fibre ottiche che collegassero Los Angeles a New York» (1974), predicente l’età di Internet. Così come, con la denominazione Video Common Market, configurato l’allora visionaria idea di una comunità globale che dissemina gratuitamente i video (è bene ricordare che la piattaforma web YouTube verrà fondata nel 2005). Fino a giungere, nel 1984, all’edificazione delle prime installazioni satellitari: «performance video via satellite», in cui il canale televisivo WNET (New York) si collegava al Centre Pompidou (Parigi) e ad altri canali televisivi americani, tedeschi e sudcoreani, attestandosi come uno dei più persuasivi esempi di incontro creativo tra televisione e video arte. Per tacere delle prime utilizzazioni artistiche della tecnologia laser (dal 1997).
A dieci anni dalla sua scomparsa, il contributo proposto ricostruisce, sullo sfondo delle origini della videoarte, il peso della sensibile quanto cospicua eredità consegnata alla contemporaneità, nel nome di un dialogo umanistico profondo tra arte, tecnologia e scienza. Un dialogo, entro il complesso e vischioso scenario che contraddistingue il nostro presente vivere, del quale si sente più che mai la profonda e durevole necessità.