Dossier: Gina Lagorio, una vita per la scrittura, le scritture della vita e dell'arte

Si ringrazia calorosamente Simonetta e Silvia Lagorio per la documentazione riguardante Gina Lagorio generosamente messa a disposizione della rivista.

Claude Cazalé Bérard
La memoria delle donne


Lagorio legge Morante

Proponiamo, in questo Dossier, due testimonianze dell’incontro tra Gina Lagorio e Elsa Morante le cui radici, affondano nel terreno comune di un amore appassionato per la vita («È la vita che mi dispiace lasciare»), affidato alla fede nella scrittura, alla responsabilità della parola come ricerca della verità e scandaglio della storia e delle storie, fin nei rivoli più minuti, ignorati o disprezzati dai più, in quei rari momenti di grazia, di riconciliazione con la natura e con Dio. Colei che ha scritto Il Bastardo ovvero Gli amori, i travagli e le lacrime di Don Emanuel di Savoia (1996) - scavando tra archivi e memorie, esplorando i luoghi più intimi della propria sensibilità di donna e di madre, in cerca delle ragioni di un così tormentato esistere - non poteva non aver profondamente compreso il romanzo-monologo di Manuele, Aracoeli, e non avere amato Elsa nella sua «solitudine eroica».

Gina Lagorio
Tenera e tragica madre andalusa
«Il Resto del Carlino», 26 novembre 1982 (ora in Penelope senza tela, Ravenna, Longo, 1984, pp. 302-305).

Gina Lagorio
Inventario
Milano, Mondadori, 1997 (Oscar Mondadori, 2007, cap.19, pp. 122-128).


La memoria perduta

Presentazione

Eravamo nel giusto, credevamo,
davano i sogni colore alla vita.
E tutto aveva senso, anche il dolore
erano i sogni sognati in libertà
la luce della vita.
(Atto I, scena sesta)

In Gina Lagorio la predilezione per l’opera lirica risale all’infanzia, addirittura all’uso quotidiano di parole e di note chiamate a segnare, in modo indimenticabile, momenti di vita familiare (dal bucato alle famose pesche gialle ripiene calde di forno), ricordati con emozione e nostalgia, nell’evocare la passione della madre per il melodramma, in particolare nei racconti cheraschesi, fra tutti Tra le mura stellate.

In età adulta subentra la frequentazione assidua del teatro lirico, che la rapisce con la sua magia:

Mi sono chiesta tante volte la ragione dell’attesa di felicità che si impossessa di me quando il direttore d’orchestra alza la sua bacchetta e dal golfo mistico si solleva l’onda musicale che precede l’apertura del sipario e poi le voci si spiegano nel canto e la realtà si allontana per lasciare posto a quell’altra, che si recita in scena, splendidamente assurda e lontana, ma così vera, come sono le vere antiche grandi favole del mondo.

Ora, scegliere un tema attuale, come quello dell’immigrazione, non certo fiabesco o mitico nel suo squallore, per una prima prova nel campo dell’opera lirica, può sembrare da parte della scrittrice un controsenso o almeno una provocazione? Invece, si vedrà quanto lei sia capace di far assurgere una cronaca di ordinaria crudeltà all’universale dell’umana condizione, di sublimare il grido, il lamento e l’imprecazione nel canto armonico delle voci, grazie al prodigio della parola poetica ricreatasi in musica.

La prima esecuzione dell’opera è stata al Teatro Brancaccio di Roma, il 25 ottobre 2002 in presenza della scrittrice, bella, elegante e felice, come la ricorda la figlia, Simonetta Lagorio.

L’opera in due atti le era stata commissionata dal maestro Flavio Emilio Scogna nel 1991: fu compiuta nel 1993, dopo una intensa collaborazione con il compositore che Gina Lagorio ricorda nell’introduzione anteposta al libretto e intitotolata Elogio della memoria. Dieci anni dopo la nascita del progetto, lei osservava come il problema etico e politico dell’immigrazione, messo al centro del dramma, non solo sussistesse ma si fosse aggravato. Noi, nel 2012, dopo altri dieci anni, possiamo dire che il fenomeno si è tragicamente globalizzato senza che in nessun paese, in nessun continente tali spostamenti “biblici” di popolazioni errabonde, disperate, temute, respinte, abbiano suscitato la ricerca di soluzioni semplicemente umane e solidali.

L’opera s’impone, anche oggi, in tutta la sua bruciante attualità, intesa a dare voce e risonanza – con il rigore stilistico, la potenza espressiva, la ricchezza timbrica e la plasticità ritmica della musica, che dà «identità sonora» alle parole, entrambe vere protagoniste del dramma - ad un legittimo anelito alla dignità, alla libertà e alla giustizia di quelle vittime dello sfruttamento, dei soprusi e delle violenze fisiche e morali.
Nella folla, dapprima unanimamente ostile ai profughi («Via via orda di barbari! Chi v’ha chiamati, chi vi vuole? »), si fanno sentire voci femminili di pietà (contrapposte a quelle maschili): il coro di donne – nell’abile controcanto - sta a dire il peso della miseria, delle carestie, delle guerre da secoli retaggio delle madri colpite nel proprio corpo e nelle creature messe al mondo con amore e con paura.

Uri e Vera, somiglianti agli sposi del Cantico dei Cantici («Ora riposa accanto a me/tu sposo, tu compagno, tu amante») si fanno, qui, gli interpreti della sofferenza e del destino comuni: incarnano la speranza di rinascita di un’umanità salvata, che possa tornare ad amare in libertà, in «giusta comunione», quando sia ormai «senza angoscia il battito dei cuori».

L’opera corale di Lagorio e Scogna – una “Passione” del nostro tempo, un “Oratorio” per i tempi bui –, con la sua voce narrante («Un millennio finisce tra i rivolgimenti sociali simili a quelli tellurici. La fame dei poveri incombe e incalza...»), sembra un’eco e un commento a La Storia di Morante, intesa anch’essa a salvare la memoria collettiva, a risvegliare le coscienze, a dire la rabbia e la ribellione contro i crimini, a dare voce alla gente povera ed ignorante, agli innocenti offesi e sacrificati:

Vera:

Non chiedete perché
Sempre il dolore è ingiusto
per gli innocenti.
(Atto II, scena seconda).

Ma sempre, all’arbitrio, al dominio dei cinici poteri civili e religiosi, alle persecuzioni degli eretici e dei diversi, si opporrà il «complotto degli innocenti», il «pianto di donne inermi»:

Un narratore:
Nulla sulla terra è nuovo.
Il grido di chi soffre risuona nell’indifferenza della storia.
(Atto II, scena terza)

Mani pronte a ritessere, instancabilmente, «la trama dell’utopia».

Scoppia la rivolta contro «l’inganno del potere», «la parola tradìta», il «silenzio di Dio»: essa conduce al riconoscimento, da parte del potere delle ragioni dei profughi, delle rivendicazioni del popolo... Un compromesso sancisce il ritorno all’ordine (Atti II, scena quinta):

Uri:

Stringiamoci le mani
Non nemici non diversi.
Siamo le mani la sola catena
umana sotto il cielo.

Ma le madri chiedono che mai sia dimenticato il sangue versato:
Nella memoria dei vivi
Resti il suggello del sangue sparso
Per avere giustizia.

E Vera ne assegna il compito alle generazioni future:

Umane maree si spostano
come oceani sotto la luna.
Nulla è qui nuovo
Il futuro nasce qui.
Ricordare, ricordare, ricordare...

(Claude Cazalé Bérard)

Documenti

La memoria perduta: Libretto

Video: Flavio Emilio Scogna: "La Memoria Perduta" opera in due atti (1991-1993)

Atto I

Atto II

Scogna, Flavio Emilio

Enciclopedie on line

Scogna, Flavio Emilio. - Compositore e direttore d'orchestra italiano (n. Savona 1956). Dopo aver studiato composizione e direzione d'orchestra ed essersi laureato in Discipline della musica (Università di Bologna), è stato allievo di F. Ferrara (1982-83) e ha collaborato a lungo con L. Berio (1984-88). Le sue opere (tra le quali Anton e La memoria perduta) sono state rappresentate in tutta Europa e hanno sempre ottenuto il favore della platea. S

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Interviste

Ricordo di Gina Lagorio (RAI Educational, Varigotti, 22 aprile 1993), Realizzato da Isabella Donfrancesco

Gina Lagorio - Scrittrice (Serie TV, “Incontri”, Cherasco, 29 settembre 1999), Produzione DueAfilm Antonio e Pupi Avati

Gina Lagorio nel Centro Apice

Il Centro Apice è stato fondato nell’ottobre del 2002 con lo scopo di raccogliere, conservare e valorizzare fondi bibliografici e archivistici di particolare interesse scientifico, pregio e rarità. Nel corso dei primi dieci anni di attività il patrimonio del Centro è considerevolmente aumentato attraverso successive acquisizioni e donazioni, arrivando oggi a custodire oltre cinquanta fondi di inestimabile valore culturale e artistico che rappresentano una preziosa occasione di studio della letteratura, dell’arte e dell’editoria moderna e contemporanea.

Il fondo Gina Lagorio

Nel 2007 è stata organizzata all’Università degli Studi di Milano un’importante giornata di studio dedicata a Gina Lagorio: «Inventario» e le carte di Gina Lagorio (26 aprile 2007). Gli Atti, Gina Lagorio. La scrittura tra arte e vita (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2010), pubblicati a cura di Luca Clerici, comportano saggi di Gian Luigi Beccaria, Giovanna Ioli, Ilaria Bonomi e Elisabetta Mauroni, Marco Revelli, Marco Bologna. L’Inventario dell’Archivio, a cura di Gaia Riitano, con revisione di Marco Bologna, pubblicato in Appendice del volume, è ora consultabile in linea.